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Senologia

Responsabile

Prof. Luigi Cremone

Il tumore al seno ha un’altissima incidenza (1 donna su 8) ed è la più frequente neoplasia che colpisce le donne in Italia. Sono infatti circa 38.000 i nuovi casi che vengono diagnosticati ogni anno. È causato dalla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della ghiandola mammaria che si trasformano in cellule maligne che hanno la capacità di staccarsi dal tessuto che le ha generate per invadere i tessuti circostanti e, col tempo, anche gli altri organi del corpo. 

Grazie alla prevenzione oggi è sempre più possibile giungere ad una diagnosi precoce e 8 donne su 10 riescono a giungere ad una guarigione completa, soprattutto grazie alle nuove terapie chirurgiche e radioterapiche.

Per rispondere alle esigenze delle nostre pazienti e offrire loro un percorso che vada dalla diagnosi, al trattamento finanche ai controlli post trattamento è nato il Centro per lo studio e la cura delle patologie della mammella.

La BREAST UNIT offre alle pazienti un approccio multidisciplinare per la diagnosi e la cura delle patologie neoplastiche della mammella. Il team è costituito da un senologo, un chirurgo, un esperto di ricostruzione della mammella, un’ecografista, un radioterapista e uno psicologo. 

I sintomi visibili 

Vi sono alcuni campanelli d’allarme che la donna non deve sottovalutare:

1) nodulo duro nel seno o nell’ascella

2) cambiamenti nella grandezza e nella forma del seno

3) Modificazioni della pelle o cambiamenti nel capezzolo, come secrezioni inusuali o apparizione di rash cutaneo nell’area circostante.

4) Fossetta cutanea, pelle raggrinzita, arrossamenti o pelle a buccia d’arancia

 

Il Percorso: dalla diagnosi al trattamento 

  • Alla comparsa dei primi sintomi occorre contattare il CUP della Breast Unit e prendere un appuntamento con il senologo che si occuperà della presa in carico della paziente ed individuerà gli esami diagnostici da eseguire:
  • mammografia
  • ecografia mammaria.
  • risonanza magnetica (per mammelle molto dense o a lesioni difficili da classificare)
  • PET-TC
  • In alcuni casi si identificano i noduli o formazioni sospette. Il medico consiglia unabiopsia, ovvero un prelievo mediante un ago inserito nel nodulo che consente un esame citologico ( per esaminare le cellule) o microistologico ( per esaminare il tessuto).
  • Si individua quindi la tipologia del tumore e stadio
  • Si richiede consulenza dalla psicologo: inizia il percorso che prenderà in carico la paziente dalla diagnosi, al trattamento, al post trattamento. 
  • Si individua il trattamento per la cura: tipologia di intervento, radioterapia o chemioterapia.

Tipologia del tumore

Sono due i tipi di cancro del seno: le forme non invasive e quelle invasive.  Le forme non invasive sono:

  • DIN: neoplasia duttale intraepiteliale (carcinoma in situ)
  • LIN: neoplasia lobulare intraepiteliale

Le forme invasive sono:

  • carcinoma duttale
  • carcinoma lobulare
  • carcinoma tubulare,
  • carcinomapapillare
  • carcinoma mucinoso
  • carcinoma cribriforme.
  • Stadio 0: è chiamato anche carcinoma in situ. Può essere di due tipi

Carcinoma lobulare in situ: non è un tumore aggressivo ma può rappresentare un fattore di rischio per la formazione successiva di una lesione maligna.

Carcinoma duttale in situ (DCIS): colpisce le cellule dei dotti e aumenta il rischio di avere un cancro nello stesso seno.

  • Stadio I: è un cancro in fase iniziale, con meno di 2 cm di diametro e senza coinvolgimento dei linfonodi.
  • Stadio II: è un cancro in fase iniziale di meno di 2 cm di diametro che però ha già coinvolto i linfonodi sotto l’ascella; oppure è un tumore di più di 2 cm di diametro senza coinvolgimento dei linfonodi.
  • Stadio III: è un tumore localmente avanzato, di dimensioni variabili, ma che ha coinvolto già anche i linfonodi sotto l’ascella, oppure che coinvolge i tessuti vicini al seno (per esempio la pelle).
  • Stadio IV: è un cancro già metastatizzato che ha coinvolto altri organi al di fuori del seno.

Il primo approccio per il tumore al seno è l’intervento chirurgico.

  • Nei casi in cui è possibile si opta per la chirurgia conservativa si asporta la parte in cui si trova la lesione senza eliminare completamente il seno.  Questa tecnica è chiamata anche quadrantectomia (o ampia resezione mammaria) e consiste nella asportazione del tessuto mammario che circoscrive la neoplasia. Talvolta è necessario asportare più di un quadrante di seno: in questo caso si parla di mastectomia parziale o Entrambe vengono eseguite con radioterapia, che ha lo scopo di proteggere la restante ghiandola mammaria sia dal rischio di recidiva locale sia dalla comparsa di una nuova neoplasia mammaria.
  • Forme più avanzate di cancro vengono trattate con l’asportazione dell’intero seno, secondo una tecnica chiamata mastectomia radicale modificata, che prevede l’asportazione della ghiandola, del linfonodo sentinella e/o di tutti i linfonodi sotto l’ascella, raramente di parte o di tutto il muscolo pettorale e spesso anche della pelle sovrastante.
  • In molti casi oggi è possibile salvare il capezzolo e gran parte della cute con la tecnica della mastectomia che conserva il complesso areola e capezzolo (nipple sparing mastectomy).  Sia con la chirurgia conservativa e sia nel caso di mastectomia si procede alla ricostruzione del seno: in rari casi, se la donna deve sottoporsi a radioterapia, si tende ad aspettare la fine della terapia, che può interferire con la cicatrizzazione, altrimenti si procede alla plastica del seno nel corso dell’intervento stesso.
  • Dopo l’intervento chirurgico un’accurata valutazione istologica e biologica è la base per definire le terapie mediche precauzionali per ridurre al minimo il rischio che la malattia possa colpire altri organi (metastasi a distanza).
  • Per questa ragione alla maggior parte delle pazienti viene proposta una terapia con farmaci anticancro.

La chemioterapia è utile, ma non sempre è necessaria e va prescritta dopo una valutazione personalizzata di ogni caso. Si prescrive anche nelle forme iniziali (stadio I e la radioterapia  è personalizzata utilizzando la tecnica più adeguata. Durante l’irradiazione non si avverte alcun fastidio e al termine della seduta si riprende la propria vita senza particolari precauzioni perché la radioterapia esterna non rende radioattivi. Gli effetti collaterali quando si presentano sono temporanei e si attenuano in breve tempo.

 

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